Decidere, ma in modo definitivo!
L’aiut capo Ulrich Friedli è stato nominato quale successore al col SMG Pascal Muggensturm in qualità di sostituto comandante della SSPE. Bernese, coniugato e padre di due figli, ci racconta come ha vissuto i suoi primi 100 giorni nella sua nuova funzione, per la prima volta occupata da un sottuffciale di professione.
Brice Käslin
Social Media & Marketing
Traduzione Carlo Spinelli
Brice Käslin: Ueli, la maggioranza dei nostri camerati ti conosce, ma non necessariamente quelli della nuova generazione; ti puoi brevemente presentare?
Ulrich Friedli: Ho 52 anni, e sono istruttore di professione da 30 anni ed il fuoco sacro in me è sempre intatto. Sono membro della AdI da oltre 25 anni. Nella mia funzione ho avuto la fortuna di poter esercitare quasi tutte le funzioni che un sottufficiale possa occupare; da suff tecnico a capoclasse nelle SSU, da CIM alle SU a capoclasse alla SSPE passando da aiuto condotta del cdt per terminare quale sostituto comandante della SSPE. Ho sempre voluto avere la più vasta e possibile visione ed in questa nuova funzione devo poter disporre di una veduta d’assieme a livello dell’Esercito.
Ho svariati hobbys che pratico volentieri, e quello che più mi sta a cuore è la tuba, strumento musicale che da decenni suono in un gruppo. Benché non sia attivo, mi interessa la politica che seguo regolarmente tramite i dibattiti che sempre mi appassionano.
Da 100 giorni hai assunto la funzione di sostituto comandante della SSPE. Quali sono i tuoi compiti e che cosa hai cambiato nel tuo ambiente quotidiano di lavoro?
Le mie mansioni si possono brevemente riassumere in questo modo:
- Sono il sostituto del comandante della SSPE, e quindi in sua assenza devo decidere in sua vece.
- Sono il comandante del supporto, di conseguenza esercito pure la funzione di comandante d’Unità di tutti i militi che prestano servizio in seno alla SSPE. Questo rappresenta un effettivo di circa 150 militi per le funzioni d’esercizio, di informatica, di lingue e sport.
- Sono il capo dell’istruzione tattica.
In questa funzione ciò che è cambiato nei confronti di quelle esercitate fin’ora, è di avere delle competenze che posso e devo utilizzare. In particolare il potere disciplinare ed i compiti della funzione di un CSM. Inoltre in passato potevo unicamente proporre ai miei superiori presentando possibili varianti mentre oggi devo decidere su quanto mi viene proposto dai miei subordinati. Ciò che mi piace in particolare è il ritmo della condotta, creare le strutture, utilizzare le competenze di ognuno in modo giudizioso e corretto in un contesto quadro da me definito. Il militare è militare.
Quali sono state le sfide che hai incontrato con l’inizio della tua funzione?
La preparazione. Da anni non ho più assolto un servizio di milizia e quindi le mie conoscenze erano tutt’altro che aggiornate. I processi di condotta, lo svolgimento di un impiego ecc; tutto è cambiato ed ho quindi dovuto re-imparare di nuovo. Ho avuto l’enorme fortuna che le mie unità organizzative mi hanno permesso di colmare le lacune in meno di sei mesi permettendomi di frequentare:
- SFT 2 fant;
- SFC C Trp in qualità di cdt / cdt sost ;
- Corso sulla legge disciplinare militare.
Grazie alle conoscenze acquisite ed alla mia esperienza, ho potuto iniziare senza guardare a ritroso e concentrandomi sull’attualità dei diversi temi. Devo precisare che la Formazione superiore dei quadri dell’Esercito (FSQE) e la Scuola dei sottufficiali di professione dell’Esercito (SSPE) hanno fatto tutto il necessario per far si che fossi «Fit for the mission». Senza tutto ciò non so se il mio debutto sarebbe stato facile. Devo anche aggiungere che sono stato ottimamente accettato dai camerati occupanti la stessa funzione ma di grado ben diverso.
Sei responsabile dell’istruzione tattica alla SSPE. Secondo te, perché questa materia è importante per un suff di professione?
Il sottufficiale di professione esercita una funzione di quadro militare. In questo non tratta unicamente la metodologia e la didattica, ma dovrà applicare i processi della condotta militare, prendere delle decisioni avendo prima valutato tutti i parametri che la riflessione militare esige, applicare le tecniche di combattimento, capire ed applicare i principi base della tattica. Oltre a questo, un suff di professione dev’essere in grado di qualificare il lavoro di un caposezione indipendentemente dall’arma di appartenenza. È quindi fondamentale che conosca il funzionamento di una compagnia o di una sezione. I suff di professione sono dei quadri militari e non solamente degli specialisti tecnici ed é per dare loro la necessaria conoscenza delle materie che la loro formazione dura due anni.
L’ultima assemblea generale della AdI ha approvato l’estensione delle adesioni alla Associzione. Come vedi il futuro della AdI nei prossimi 10 anni? Quali sono le sfide maggiori?
Appoggiare e proteggere i militari di professione nei confronti delle pressioni politiche che ultimamente si sono rivelate nefaste per l’immagine dela professione. È anche importante che l’AdI sia una componente riconosciuta dai partner sociali. D’un lato l’AdI dovrebbe continuare il suo operato di sostegno allo scopo di permettere il mantenimento dello statuto attuale; dall’altro i giovani dovrebbero dimostrare un maggior interessamento al lavoro svolto dal comitato, dimostrando di far parte di questa entità. I vantaggi assicurativi offerti non sono la sola attività della AdI. È mio parere, che l’essenziale per la sopravvivenza della Associazione é di concentrare gli sforzi per garantire il futuro ai nostri giovani membri.
Per concludere, cosa vorresti dire ai nostri giovani camerati che sono all’inizio della loro carriera?
Ovunque e sempre troviamo aspetti negativi; in ogni professione, in ogni impresa. I giovani camerati non dovrebbero focalizzarsi unicamente sui cambiamenti apportati, ed è logico che ce ne siano. Personalmente in questi ultimi trent’anni alcuni li ho pure io vissuti e non di poco. Ce ne sono stati anche di positivi, ma la tendenza è quella di mettere in primo piano quelli che non piacciono. Smettetela di lamentarvi, siate attivi ed impegnatevi. Se qualcosa non vi piace, siate propositivi in quanto non sono otto persone che possono far evolvere tutto un sistema ma unicamente «uniti siamo più forti».
Non dobbiamo scordarci che la nostra professione ci offre una grande libertà d’azione per assolvere il nostro mansionario. Il nostro datore di lavoro ci offre la possibilità di nuovi posti di lavoro o di formazione continua. Il bello della nostra professione sta nella sua varietà. Utilizzate i tempi morti, raggiungete i vostri obiettivi e cercate di vedere il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto poiché alla fine sia in uno o nell’altro la quantità è uguale.
Da ultimo, la nostra professione è geniale, poco importa in quale funzione.
Ueli, ti ringrazio per il tempo messomi a disposizione. Ti auguro soddisfazione e successo nella tua funzione. Grazie ed a presto. ■ (Foto Brice Käslin)